Paura. Quell’emozione che spesso tende a rovinarci i piani. O almeno, questo vale per me. Paura che le cose non vadano bene, paura del domani, paura dell’inaspettato. Paura di non arrivare alla fine. Questo vale nella vita, ma anche nella corsa. Tutte le gare di media distanza che ho affrontato (la mezza maratona, per intenderci) hanno generato in me incertezza, paura di non arrivare al traguardo. Paura che si è poi fatta da parte verso la fine, quando ho realizzato che con le mie risorse sarei stato in grado di arrivare alla fine.

Ecco, dirò adesso una cosa che potrebbe risultare banale ma è il fulcro della questione: il primo passo per superare i propri limiti ed essere anche solo minimamente ambiziosi, è non avere paura. Non c’è modo di progettare qualcosa di importante se si è dominati dalla paura.
E allora bisogna cercare di vivere, o correre, lasciandosi trasportare da del sano entusiasmo. È la cosa migliore da fare, ma non è facile.
Io ad esempio sono fatto così. La mia storia racconta che sono programmato per aver paura. Qual è la soluzione, dunque? La consapevolezza è il primo passo.
Il secondo passo è l’impegno quotidiano nel cercare di non dare alla paura la forza di limitarci. La corsa in questo ci può aiutare perché è uno sport nel quale continuità e impegno ripagano. E nel quale il duro lavoro da i suoi frutti giorno dopo giorno. È una delle tante cose che questo sport ci può insegnare.
Gestire la paura, anche nella fatica, è quello che serve per arrivare in fondo.
Non resta che provarci dal prossimo allenamento.