Eh già, non mi era mai successo prima ma può succedere. Hai puntato tutta la tua attenzione sul lungo domenicale, hai un obiettivo chiaro nel breve e nel lungo periodo, sei pronto a tutto per arrivare in fondo ma…qualcosa non va.
Nel mio caso domenica scorsa non ero al 100% in partenza, stavo covando una lieve sindrome influenzale senza rendermene conto.
Uscito con tanti buoni propositi per fare 15 km, ne ho chiusi male 14. Qualche ora dopo ho realizzato che in realtà, di fatto, ero debilitato dalla febbre.
Ma durante l’allenamento non avevo messo a fuoco la causa del mio malessere e l’ho attribuita solo ed esclusivamente alle mie gambe. Per questo, negli ultimi km, ho fatto i conti con l’idea del fallimento.
È vero, potevo mollare e non ho mollato. Ma non ho portato a casa la performance che mi aspettavo, ho fatto tanta fatica ad arrivare in fondo, e allo stremo delle forze sono arrivato a chiedermi che senso avesse tutto questo.
A poco è servito richiamare alla mente da dove sono partito e perché lo sto facendo. Solo le parole del mio amico-coach mi hanno tenuto su fino all’ultimo metro.
Dopodiché, ad allenamento finito, ero esausto come non lo sono mai stato. Ho rimandato i pensieri a oggi (lunedì) per analizzare il fatto che sì, può capitare che un allenamento vada storto, che il risultato tardi ad arrivare o non arrivi proprio, che la fatica per arrivare in fondo sia completamente sproporzionato alla soddisfazione finale. Un atleta passa anche (e forse soprattutto) attraverso momenti così. Bisogna recuperare le forze fisiche e mentali e pianificare il passo successivo.
Nel mio caso è la StraMagenta, domenica prossima.
Rimbocchiamoci le maniche, facciamo i conti col fallimento, e andiamo oltre.
@runner_extralarge