Scarpe da corsa e rotazione

Ebbene sì, dobbiamo dircelo: chi inizia a correre sviluppa una certa attrazione per accessori e vestiaro, e le scarpe sono forse l’elemento principale di cui ci si innamora e ci si appassiona.

Da una parte la scarpa ci caratterizza, ci descrive, parla di noi. C’è chi bada alla velocità, chi all’estetica, chi alla protezione e all’ammortizzazione. Ma in generale le scarpe ci rappresentano.
Dall’altra parte le scarpe di supportano, sono la prima cosa da curare quando si inizia a macinare chilometri. Una scarpa non adatta alla corsa – e in particolare alla nostra corsa – può fare male. Molto male. Da qui il consiglio, soprattutto per neofiti, di affidarsi a qualcuno di competente.

Il numero di paia di scarpe che siamo destinati a collezionare in pochi anni è davvero consistente. Ma credo che, in fondo, tutto questo ci piaccia. Collezioniamo scarpe come fossero medaglia. Io, ad esempio, sono molto affezionato alle mie Nimbus, con le quali ho preparato e corso la mia prima mezza maratona. Le conserverò per sempre.

Ma veniamo al dunque. Nei primi due anni da runner ho sempre corso con un paio di scarpe alla volta. Una volta consumate, le sostituivo, e via così. Da poco invece, vuoi perché ho letto qualche suggerimento, vuoi perché avevo voglia di novità e di sperimentare, ho deciso di iniziare una rotazione di due paia di scarpe che utilizzerò contemporaneamente, idealmente per allenamenti diversi. Alle mie Adrenaline di Brooks quindi (attualmente mio punto di riferimento e comfort zone), ho affiancato un paio di Gaviota 2 di Hoka One One. Queste ultime sono in rodaggio, poiché le sensazioni con Hoka sono molto diverse (la suola molto alta rende l’impatto al suolo differente rispetto alle mie abitudini).
Idealmente vorrei utilizzare le Hoka per i lunghi (oltre i 10km insomma).

In base a quanto dicono runner più esperti di me, la rotazione delle scarpe permette sicuramente la prevenzione di infortuni. Inoltre, testare nuovi modelli può aiutare a rompere la monotonia di allenamento che ahimè, ogni tanto, rischia di affiorare. La novità può dare motivazioni diverse e rendere l’allenamento vario.

Vi terrò aggiornati sulla mia esperienza di rotazione. Come sempre se avete consigli o commenti, fatevi avanti :).

Prima della corsa: stretching sì o stretching no?

Esistono due categorie di runner: quelli che contemplano lo stretching prima della corsa, e quelli che invece lo reputano un errore.

La cosa certa invece è che tutti riconoscono come fondamentale la fase di riscaldamento. Che sia una sessione ad hoc o semplicemente un km iniziale di corsa “blanda”, riscaldarsi è necessario per evitare fastidi e infortuni.

Tornando allo stretching: è chiaro che “a freddo” bisogna muoversi con cautela, ma nel momento in cui abbiamo dei punti deboli (come ho già avuto modo di raccontare io ho avuto qualche problema alla bandelletta, ad esempio) l’allungamento muscolare può aiutare a distendere eventuali tensioni e affrontare la corsa in modo più agevole.

Quando fa freddo come in questo periodo io faccio stretching in casa al caldo, una volta vestito per uscire a correre. In questo modo evito di allungare i muscoli quando fuori ci sono 0 gradi.

Ovviamente invece dopo la corsa (appena si è finito di correre o dopo un po’ rispetto alla fine dell’allenamento) lo stretching è obbligatorio. Non ci devono essere scuse.

Vi lascio qui un link a un articolo di RunLovers che approfondisce ulteriormente il tema è offre alcune indicazioni “tecniche”.

@runner_extralarge