Asics Gel Cumulus 24

A poco meno di un anno di distanza dal test del modello 23, ho avuto modo di provare nelle ultime due settimane la nuova Asics Gel-Cumulus 24.
Ovviamente la mia curiosità si è concentrata sul capire la differenza col modello precedente che ho usato abbondantemente nell’ultimo anno, nonostante alcune sostanziali differenze dal modello Asics che precedentemente predilivo, ovvero Nimbus.

Asics Gel Cumulus 24

La prima cosa che mi è saltata all’occhio (perchè anche lpocchio vuole la sua parte) è l’estetica. Non me ne vogliate, so bene che bisogna badare al sodo, ma esteticamente preferisco – e di molto – le 24 alle 23. Le preferisco a tal punto che si tratta di un modello che valuterei anche solo per il loro aspetto. La tomaia in rete con la colorazione a sfumature blu con inserti arancio e lo stacco bianco all’altezza della suola la rendono davvero molto apprezzabile per quanto riguarda il design. Ed è già un punto a loro favore. Detto questo, come sempre è la strada a restituire le sensazioni che contano.

La Cumulus 24 è una scarpa leggera, come del resto lo era il modello precedente. Ciò che mi ha piacevolmente sorpreso, però, è che grazie alla schiuma FF Blast nell’intersuola, l’ammortizzzazione è notevole, sicuramente superiore – almeno per mia percezione – alla 23. È come se la Gel Cumulus 24 fosse un ottimo compromesso tra la Cumulus 23 e il modello Nimbus che tanto ho apprezzato in passato. Compromesso che garantisce ammortizzazione, appunto (fondamentale per me che sono un runner pesante) ma anche spinta, rendendo più briosa la corsa rispetto alla Nimbus, essendo meno “conservativa”. Intendiamoci, però: non manca assolutamente il supporto. Soprattutto sulla parte del tallone (critica per chi “pesa”) la gomma Asics Ahar Plus garantisce resistenza e robustezza.

Si tratta di scarpa neutra, che sicuramente offre il massimo della risposta su strada asfaltata, ma vi assicuro che garantisce ottime prestazioni anche su sterrato (dove del resto corro per il 50% almeno dei miei allenamenti).

Se, come detto, rispetto al modello precedente il peso rimane invariato (circa 286 gr), è il drop (differenza in mm tra tallone e punta) a diminuire di 2 mm, scendendo da 10 a 8. Ma è solo una delle diverse sfaccettature che rende le Gel-Cumulus 24 significativamente differenti rispetto alle Gel-Cumulus 23. Il nuovo materiale dell’intersuola (il sopracitato FF Blast) è più morbido e reattivo, e in generale Gel-Cumulus 24 è offre maggiore flessibilità. Questa flessibilità è garantita anche dalla tomaia a rete, avvolgente, che rende la scarpa davvero morbida e soprattutto traspirabile (che con questo caldo, non guasta mai).

È in definitiva una scarpa che accompagna al meglio chi come me corre lentamente e ha una certa stazza da supportare. Indubbiamente, però, supporta anche in qualche sprint (ho ripreso a fare ripetute proprio per testarlo, quindi vi potete fidare :-D).
Inoltre, ribadisco, ha un design molto ricercato che la rende una scarpa appetibile anche per chi ama, oltre alla sostanza, lo stile.

Riassumendo in numeri le caratteristiche principali del modello:

AMMORTIZZAZIONE 9/10

LEGGEREZZA 7/10

STABILITÀ 9/10

RISPOSTA 8/10

ESTETICA 8/10

Crescono, rispetto al modello 23: ammortizzazione, stabilità ed estetica.
Il mio test, intanto, prosegue :).

Garmin Forerunner 245: una bella scoperta

Allora, diciamoci la verità: non avevo alcuna intenzione, lo giuro, di cambiare orologio. Ma il mio Forerunner 235 (al quale ero anche piuttosto affezionato poiché regalatomi da mia moglie un paio di anni fa) ha iniziato a una certa a dare alcuni segni di cedimento. Su tutti, ha perso la vibrazione. E fungendo ormai nel quotidiano anche da smartwatch, l’assenza di vibrazione limitava notevolmente il suo utilizzo.

Ho riflettuto un po’ sul da farsi per poi realizzare che avrei potato unire l’utile al dilettevole. In che senso? È presto detto: stavo attraversando un momento di scarsa motivazione rispetto agli obiettivi che avevo in mente. Poteva forse un orologio nuovo gasarmi un pò? Beh, la risposta è stata: sì!
Da lì un piccolo sondaggio sul mio profilo Instagram per capire quale potesse essere il modello migliore in base al prezzo che avevo in mente (idealmente inferiore ai 300 euro, per intenderci), e la risposta ricevuta è stata quasi unanime: Garmin la marca più citata (non mi pagano, lo riporto per esperienza personale), e Forerunner 245 il modello più citato (anche e soprattutto da runner che ammiro e stimo, dei quali mi fido particolarmente).

L’ho quindi acquistato, alla fine, su Amazon, pagandolo 200 euro.
Ormai lo utilizzo da un mesetto, ed ecco le mie considerazioni:

ESTETICA

Più fine rispetto al 235 da un punto di vista dell’hardware, molto avanti per quanto riguarda il design del software. In generale non è un orologio elegante, ma devo dire che fa la sua scena in tutti i contesti in cui mi trovo personalmente coinvolto. Ho scelto apposta un colore neutro (grigio/nero) in modo da poterlo indossare anche in ambiente lavorativo o nel tempo libero senza essere eccessivamente legato a livello cromatico.

FUNZIONALITÀ

Rispetto al modello precedente, questo orologio offre molte più funzionalità. Ad esempio, è possibile tracciare allenamenti per corsa, bici e nuoto – con il 235 il nuoto non era contemplato. In generale, comunque, il 245 è in grado di fornire molte più informazioni sul proprio stato di forma e di salute (forse troppe, ma dopo la prima settimana ci si focalizza su ciò che conta davvero per sé). Saturazione, respirazione, sonno, preparazione (in base a VO2 max e carico di lavoro), livello di stress. Chi più ne ha, più ne metta. E vi dirò, è quasi troppo per me. Ma come detto, dopo una sbornia iniziale, ho selezionato su cosa puntare per farmi un’idea chiara dei miei avanzamenti.
E la verità è che i dati che attestano il mio stato di forma sono molto severi, più severi di quelli mostrati dal 235. Associando all’orologio una fascia cardio credo che la rilevazione sia abbastanza accurate e quindi mi tocca accettare il fatto che no, non sono in grande spolvero. Ma verranno tempi migliori.

COACHING

Una delle cose che mi ha colpito maggiormente – in positivo, si intende – è la gestione dei piani di allenamento. Non li avevo mai utilizzati in precedenza poiché trovato il sistema davvero poco intuitivo. Ecco, in questo senso il passo avanti è notevole. È davvero molto facile impostare, a seconda del proprio obiettivo, un piano di lavoro offerto da Garmin, che imposta allenamento su misura per te. L’allenamento è fruibile direttamente dall’orologio, che scandisce le fasi e ti guida. Una bella comodità per chi, come me, non è così abituato a farsi guidare o a seguire delle tabelle. Infatti, seguendo un piano, sono riuscito in poco tempo a tornare sui 10 km. Non li correvo dallo scorso ottobre.

Sia chiaro, l’orologio non fa miracoli, e soprattutto va utilizzato con consapevolezza dei propri mezzi. Ma certamente, con la giusta motivazione e una buona dose di buon senso, può aiutare a focalizzarsi. Per i principianti – o coloro che comunque hanno voglia di imparare nozioni nuove o ripassarne di note – ci sono anche moduli video da seguire, che sono interessanti poiché girati con la partecipazione di coach molto importanti a livello internazionale.

Insomma, la gestione degli allenamenti è ottimale perché facilita davvero la preparazione in vista di obiettivi specifici. Adesso spero presto di seguirne uno per preparare una mezza maratona.

In generale, comunque, è molto più intuitivo l’utilizzo di impostazioni di allenamento anche al di fuori di piani strutturati.

BATTERIA

La batteria dura davvero a lungo, per ora tiene serenamente 7 giornate, con 3 allenamenti tracciati.

SICUREZZA

Il monitoraggio incidenti è previsto, per tutte le discipline. Viene richiesto di indicare i contatti da tenere in considerazione in caso di incidente, per notifica immediata. E sapere com’è, tutto sommato, non si sa mai…

MAPPE E NAVIGAZIONE

Lo lascio per ultimo in quanto capitolo che ho esplorato ancora poco, ma la possibilità di memorizzare percorsi e importarne altri che il Garmin Forerunner 245 fa già enorme differenza rispetto a quello a qui ero abituato. Lo schermo a colori permette una gestione ottimale della navigazione, ovviamente in proporzione alla fascia di prezzo dell’orologio. Ma credetemi, anche per chi come me corre ormai comunque da un pò, le funzionalità sono molteplici.

Insomma, tra le righe lo avrete capito: sono per ora totalmente soddisfatto di questo modello e l’unica cosa che mi resta da fare è esplorare ancora e ancora le funzionalità che offre, in modo da differenziare gli allenamenti, raggiungere gli obiettivi,
e – perché no – esplorare nuovi percorsi vista la mia scarsa capacità di orientarmi in autonomia.

Stay tuned! 😉

Asics Cumulus 23: una spinta in più

Ho avuto modo di provare, negli allenamenti delle ultime settimane, le Asics Cumulus, ormai al numero 23.
Non le avevo mai provate prima poiché mi ero sempre orientato su modelli specificamente in grado di garantire un’ottima ammortizzazione, per via del mio peso che nonostante tutto resta “extralarge“. Su altre marche, invece, ho prediletto spesso modelli per pronatore (quale sono, o almeno ero agli inizi).
Logicamente sono sempre stato consapevole che puntare sull’ammortizzazione con un approccio conservativo presuppone di dover rinunciare a un pò di “velocità” (le virgolette sono d’obbligo, essendo io un runner piuttosto lento ;-D).

L’elemento che distingue il modello Cumulus dal modello Nimbus – al quale sono da sempre affezionato – è proprio quello di garantire una risposta migliore in termini di rimbalzo. L’ho notato subito: sono più leggere, morbide e confortevoli, e “spingono” decisamente di più.

La cosa che mi ha subito tranquillizzato è che comunque anche il modello Cumulus offre un’ottima ammortizzazione. La sensazione di “morbidezza” e sostegno non è così diversa dai modelli che utilizzo abitualmente. La parte più divertente della scarpa è invece proprio il fatto che sia su corse di distanze media (10km) sia per quanto riguarda le ripetute veloci, parte dell’energia riversata a terra dal peso viene restituita. È una sensazione piacevole – e per me piuttosto nuova.

Si tratta di una scarpa, insomma, che permette anche di puntare sulla performance, qualora l’obiettivo fosse quello. La qualità dei materiali, come per tutti i modelli Asics, non si discute. Così come non si discute la tecnologia che tra GEL e FlyteFoam permette di avere quella risposta descritta qualche riga fa.

È un modello che non punta all’estetica ma bada decisamente al sodo, ovvero a offrire un’esperienza di corsa che preserva dagli urti e garantisce la spinta per provare ad alzare l’asticella delle proprie prestazioni.

Un modello leggero (285 gr circa), con drop (differenza in mm tra tallone e punta) di 10 mm.

Si tratta di una scarpa che spero di poter provare presto anche in gara, dove solitamente è più facile per me mantenere una velocità media più elevata rispetto agli allenamenti.
Sicuramente è un modello per neofiti e non.

Riassumendo la mia esperienza fino a qui, in voti da 1 a 10:

AMMORTIZZAZIONE 8/10

LEGGEREZZA 7/10

STABILITÀ 8/10

RISPOSTA 8/10

ESTETICA 6/10

Scarpe da corsa e rotazione

Ebbene sì, dobbiamo dircelo: chi inizia a correre sviluppa una certa attrazione per accessori e vestiaro, e le scarpe sono forse l’elemento principale di cui ci si innamora e ci si appassiona.

Da una parte la scarpa ci caratterizza, ci descrive, parla di noi. C’è chi bada alla velocità, chi all’estetica, chi alla protezione e all’ammortizzazione. Ma in generale le scarpe ci rappresentano.
Dall’altra parte le scarpe di supportano, sono la prima cosa da curare quando si inizia a macinare chilometri. Una scarpa non adatta alla corsa – e in particolare alla nostra corsa – può fare male. Molto male. Da qui il consiglio, soprattutto per neofiti, di affidarsi a qualcuno di competente.

Il numero di paia di scarpe che siamo destinati a collezionare in pochi anni è davvero consistente. Ma credo che, in fondo, tutto questo ci piaccia. Collezioniamo scarpe come fossero medaglia. Io, ad esempio, sono molto affezionato alle mie Nimbus, con le quali ho preparato e corso la mia prima mezza maratona. Le conserverò per sempre.

Ma veniamo al dunque. Nei primi due anni da runner ho sempre corso con un paio di scarpe alla volta. Una volta consumate, le sostituivo, e via così. Da poco invece, vuoi perché ho letto qualche suggerimento, vuoi perché avevo voglia di novità e di sperimentare, ho deciso di iniziare una rotazione di due paia di scarpe che utilizzerò contemporaneamente, idealmente per allenamenti diversi. Alle mie Adrenaline di Brooks quindi (attualmente mio punto di riferimento e comfort zone), ho affiancato un paio di Gaviota 2 di Hoka One One. Queste ultime sono in rodaggio, poiché le sensazioni con Hoka sono molto diverse (la suola molto alta rende l’impatto al suolo differente rispetto alle mie abitudini).
Idealmente vorrei utilizzare le Hoka per i lunghi (oltre i 10km insomma).

In base a quanto dicono runner più esperti di me, la rotazione delle scarpe permette sicuramente la prevenzione di infortuni. Inoltre, testare nuovi modelli può aiutare a rompere la monotonia di allenamento che ahimè, ogni tanto, rischia di affiorare. La novità può dare motivazioni diverse e rendere l’allenamento vario.

Vi terrò aggiornati sulla mia esperienza di rotazione. Come sempre se avete consigli o commenti, fatevi avanti :).

Done is better than perfect

Ovvero, letteralmente: fatto è meglio che perfetto.

Si, perché sono convinto che se aspettiamo di fare le cose quando ci sono tutti i presupposti per farle come vorremmo, corriamo il rischio di non farle più. Quindi è meglio iniziare a farle, poi si vedrà come migliorare.

“Ok, ma cosa c’entra questo con la corsa, Federico?”. Immagino già questa vostra domanda, più che lecita. C’entra, c’entra eccome. Vi spiego perché. Molto spesso ricevo commenti e messaggi sulla continuità, sul come essere continui, sul come trovare motivazioni per allenarsi senza lunghe pause. Ecco allora che il detto di chi sopra diventa fondamentale: non dobbiamo focalizzare l’attenzione totalmente sulla qualità di quello che riusciremo a fare. Perché non sempre avremo tutte le migliori condizioni per una performance impeccabile, almeno se conduciamo una vita normale, fatta di impegni, imprevisti, doveri. Ma tutti abbiamo ogni giorno quel poco tempo a disposizione per fare qualcosa. Quindi bene, facciamolo! Non ho tempo per fare i 10 km che mi prefissavo? Ne farò 5. Oggi non ho voglia di correre? Posso comunque camminare, o andare in bici. Non ho voglia di fare l’allenamento che la tabella indica per oggi? Esco e corro a sentimento. L’importante è, secondo me, non evitare di uscire saltando completamente quello che avremmo voluto fare. Perché oltre ad alimentare un potenziale senso di colpa, così facendo rischiamo anche di perdere motivazione e quindi di lasciarci andare.

Vedremo allora che poi, non perdendo colpi, alimenteremo un circolo virtuoso che ci darà sicuramente grande soddisfazione.

Perché se l’appetito viene mangiando, la costanza viene facendo.

Obiettivi senza obiettivi.

Bisogna essere obiettivi: in questo momento è difficile darsi obiettivi.

O meglio: è dura vedere un orizzonte per chi come me adora mettersi alla prova in qualche gara, in mezzo alla gente, anche solo per sentire quell’atmosfera che mi ha stregato nelle prime tapasciate. È anche vero però che la corsa ti insegna ad avere obiettivi in ogni uscita, ogni allenamento, ogni singola corsa.

È la parte più nobile di questo sport, ti porta a superare il limite sempre. O quasi. Pensiamo allora alla difficoltà che molti di noi hanno adesso a essere costanti e continui nell’allenamento. Alla difficoltà nel divertirsi, con la fatica nel ritrovare i nostri ritmi standard.

Ecco allora che l’obiettivo è da ricercare lì in mezzo. Non sappiamo quando torneremo a gareggiare anche solo per divertimento e per sentirci meno solo, per sentirci parte di qualcosa. Ma sappiamo che il momento per mettersi in forma e prepararsi per arrivarci pronti è adesso.

Allora il consiglio è quello innanzitutto di essere costanti e prudenti nell’allenamento, stringendo i denti quando non ci riconosciamo nel passo che teniamo. Abbiamo già imparato che l’allenamento porta per forza di cose a migliorare. È solo questione di tempo.

Io ad esempio sto integrando i km di corsa con km di camminata. Sto riesplorando i dintorni di casa, scrutando angoli che davo per scontati prima di trovarmi chiuso in casa senza possibilità di visitarli.

Fare poco ma sempre è molto meglio che strafare ogni tanto. Strafare può portare poi anche a sovraccarichi e infortuni, da evitare assolutamente perché potrebbero avere effetti devastanti sul nostro umore.

A parte i giochi di parole, quindi, possiamo dirci che il bello della corsa è che di volta in volta l’obiettivo è dentro di noi. Sta a noi scovarlo è andarlo a raggiungere, e quando sarà il momento di tornare a farci valere ci faremo trovare pronti.

Ripartire con prudenza

Ebbene, ci siamo. Dopo un paio di mesi di lockdown serrato a fronte dell’emergenza Covid si riparte, e anche chi come me si è astenuto finora a correre fuori casa è pronto a ripartire perché quella libertà manca come l’aria fresca.

Non nego una certa inquietudine: da una parte mi sembra di non correre da anni e ho ansia da prestazione; dall’altra il clima di sfiducia respirato negli ultimi mesi nei confronti della categoria runner mi rattrista e preoccupa in vista del ritorno in strada. Per questo, opterò sicuramente per allenamenti sul presto al mattino, e punterò a iniziare con 1-2 uscite settimanali – mantenendo l’home workout che ormai è entrato nella routine.

In Lombardia è previsto l’obbligo di coprire naso e bocca in esterno, anche per correre. Francamente non me la sento di indossare una mascherina (è dimostrato che potrebbe essere pericoloso, per altro). Opterò per lo scaldacollo leggero, ma soprattutto farò tutto il possibile per non avvicinare nessuno stando diversi metri (alcuni studi dimostrano che due potrebbero non bastare) distante da eventuali persone incrociate. La mia fortuna è quella di abitare a pochi metri dai campi, vicino all’aperta campagna. Sarà quella la mia direzione.

Per ricominciare dopo due mesi potrei anche pensare di inserire un po’ di camminata. Non è detto, ma in generale a chi come me riprende dopo tanto tempo – e dopo un problema (nel mio caso alla schiena) – raccomando prudenza.

È essenziale ripartire per gradi e valutare lo sforzo iniziale in base a quello che si è fatto nelle ultime settimane. Io ho lavorato abbastanza in fase aerobica, quasi zero su quella anaerobica: questo è il punto cruciale. Dovrò tornare progressivamente a correre tenendo anche conto che ho fatto gli ultimi km che era pieno inverno mentre ora ci troviamo in primavera inoltrata.

La distanza su cui mi cimenterò nel primo allenamento sono i 5km. Non voglio accettare di correrne meno, non voglio rischiare correndone di più.

Cercherò di prevedere una sessione corposa di stretching a fine corsa, e di osservare un po’ di riposo nei giorni successivi, capendo come il mio corpo risponderà. Da qui pianificherò gli allenamenti del mese. La cosa più importante sarà quella di godersi il momento: in ritorno alla “normalità” di cui tutti noi sentiamo un forte bisogno.

Torniamo a riprenderci un po’ di libertà.

Allenamento e quarantena

Siamo in tanti a condividere in questo periodo la volontà di mantenerci attivi durante la quarantena da Coronavirus. Non è facile rinunciare alla strada per chi è abituato a macinare chilometri, ma è un nostro dovere fondamentale rispettare le indicazioni e non farci prendere da spirito egoistico. Torneranno le corse in libertà. Nel frattempo, che si fa?

Non credo sia mai esistito periodo storico più ricco di contenuti a riguardo: il web è ormai una fonte senza fine di suggerimenti e tutorial per allenarsi a corpo libero. Io, nel mio piccolo, ho la fortuna di avere in casa una cyclette che mi permette di fare allenamento cardio a media intensità. Alla lunga, lo ammetto, sta diventando noioso. Ma cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno.

Parallelamente provo ad alternare qualche seduta di allenamento a corpo libero: core stability, squat, piegamenti e addominali. È molto difficile per me essere costante su questo, non lo nego. Ed è un errore non esserlo, perché questo potrebbe in realtà risultare un momento ideale per fare quell’allenamento funzionale che di solito non facciamo per mancanza di tempo. Ci sto provando. Con risultati altalenanti.

Quello su cui sono riuscito a essere incredibilmente regolare invece è la ginnastica per la schiena. Ho raccontato anche qui dei malanni muscolari che ho affrontato all’inizio dell’anno. Per migliorare e risolvere ho scoperto una serie di esercizi per l’allungamento della catena muscolare posteriore che stanno giovando non poco. In particolare ho approfondito il metodo di Françoise Mézières. Non voglio andare oltre poiché non ho nessuna preparazione in merito, sono approfondimenti nati in seguito a un percorso fisioterapico che ha escluso problemi più gravi, riconducendo tutto a livello muscolare.

Per il resto provo a mantenermi attivo online. Il libro nel sul piccolo continua a vendere – nella versione eBook – e ho fatto un paio di live su Instagram. A tale proposito, ho preparato una bella (spero) sorpresa per i prossimi giorni. Mercoledì sera farò una live con un amico runner-scrittore esperto sulla maratona più famosa del mondo. State sintonizzati per scoprire di più.

Che dire quindi, in conclusione: state a casa e cercate di allenarvi al meglio. C’è anche chi ha pensato di correre in giardino, sul balcone, in sala da pranzo. Fatelo se volete, purché siate in sicurezza. Serve responsabilità. Io sono arrivato a misurare su Google Maps la lunghezza del perimetro dell’area condominiale. Con 10 giri farei 5km…

Diario di inizio estate

Ebbene sì. Manco da un po’ su queste pagine. Ma come ho avuto modo di far capire negli ultimi post, è stato un maggio intensissimo di appuntamenti di vita e di lavoro che mi hanno per forza di cose distratto dalla corsa. Distratto, ma non distolto. Perché continuo a correre. E quando non lo faccio è un dramma, col senso di colpa che fa capolino per la paura di perdere quanto ho faticosamente e con soddisfazione costruito da un anno a questa parte.

Già, perché un anno fa ancora non avevo iniziato a correre. Camminavo, sì, ma non è lo stesso. Perché il cambio di mindset, gli obiettivi ambiziosi, il percorso di rinascita, sono arrivati dopo.

In ogni caso, come dicevo, sto correndo. Mantengo una media di 18-20 km alla settimana, con 3 uscite da 6 di base. L’obiettivo è mantenere la forma in vista di settembre, quando di certo programmerò la prossima mezza maratona.

Il caldo si fa sentire ed è una vera insidia per gli allenamenti. I trucchi che ho messo in pratica finora sono molto banali e semplici, ma sono del resto gli unici a disposizione:

– correre al mattino presto o la sera tardi; GUAI a correre con il sole addosso, rischia di diventare troppo impegnativo per chi non è sufficientemente allenato;

– cambiare itinerario in base alle mitiche fontanelle; ce ne sono sempre meno, ma ci sono, e aiutano nel momento di arsura che – nel mio caso – arriva al quinto km di allenamento.

Per il resto bisogna ovviamente vestirsi poco.

A breve andrò al mare sperando di potermi concedere svariate corse su bagnasciuga e lungomare.

Compierò proprio lì, sul mare, il primo compleanno da runner.

L’importanza di darsi obiettivi

È forse la prima cosa che la corsa mi ha insegnato: darsi un obiettivo. E la mia salvezza è stata proprio quella di iscrivermi a una gara da 10 km quando ancora non ne avevo corso uno di fila. L’idea di arrivare a correrli non sarebbe bastata. Sapere che avrei dovuto correrli invece sì, mi ha aiutato a prevedere un percorso.
Questa è una cosa facilmente applicabile nella vita di tutti i giorni, ed è il primo consiglio che do a chi mi chiede “come fai a essere così costante?”. Bisogna tenersi sempre un pò sotto pressione, altrimenti il divano vince. C’è poco da fare, è la natura umana.

Quindi cosa intendo quando parlo di obiettivi? Parlo di traguardi tangibili, di appuntamenti da segnare a calendario, che dichiariamo a qualcuno, e che ci tengono focalizzati. Ognuno di noi è sufficientemente orgoglioso da non accettare di fallire un obiettivo dichiarato, quindi questa formula funziona nella maggior parte dei casi. In estrema sintesi, per trovare continuità negli allenamenti valutate di iscrivervi a una gara. Sì, anche quella vicina a casa, dove si possono correre 5-6 km. Iscrivetevi e vedrete che uscire ad allenarvi per correrla al meglio vi verrà quasi naturale.

Ebbene, nelle ultime settimane di obiettivi, io, non me ne sono dati. Mi sono regalato un periodo di “riposo”, allenamenti soft, tempo libero con amici e famiglia. Ci voleva. Ma la verità è che appena vedevo una persona correre provavo un’invidia feroce.
Ho seguito da spettatore interessato le Maratone di Milano e Roma, vivendole nei racconti delle tante persone che seguo su Instagram o che fanno parte dei gruppi Facebook di cui faccio parte. È una community molto viva, quella dei runner, ed è bello farne parte.

Ed eccomi qui allora, sono pronto a darmene altri, di obiettivi.
Innanzitutto correrò a Corbetta la prossima domenica.

Gioco in casa, nella mia città, e sarà per me l’occasione di tornare su con i km. Punto a farne 12 bene.

All’orizzonte vedo sicuramente una mezza maratona in cui sfidare nuovamente me stesso. Vorrei pianificarla in maggio. Non sarà semplice, perchè oltre a riprendere gli allenamenti, dovrò farlo con un cambio sostanziale delle condizioni climatiche.
Proprio per questo sto entrando nell’ottica di correre al mattino, al fresco, quando il sole ancora non si è svegliato.
Ho sperimentato la sveglia alle 6 per uscire a correre e devo dire che è andata alla grande, devo solo trovare continuità.

L’importante è aver chiaro quale sia il prossimo obiettivo. 😉