Lockdown, ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?

Rieccoci. La seconda ondata pare anche più forte della prima. Un’estate fatta di apparente spensieratezza ci ha portati a fronteggiare una nuova emergenza.

Non voglio entrare nel merito. Mi limito a dire che ovviamente sono molto preoccupato, consapevole che la corsa e il suo regolare svolgimento sono l’ultimo dei problemi da risolvere ora.

Quindi, con che stato d’animo si corre, in lockdown? Sono due secondo me le parole chiave.

La prima è “gratitudine”. Essere grati per poterlo fare. Essere grati di avere la volontà di farlo, con la consapevolezza di fare del bene a se stessi, per la propria salute fisica e mentale. Non è scontato. Prendiamo il mio caso: se la pandemia fosse stata nel 2017 mi sarei ritrovato ad affrontarla insieme a 35 kili in più e a tanta pigrizia. Senza valvole di sfogo. Senza ore d’aria nelle mie campagne. Poter correre non è scontato, presuppone buona salute di base, tempo e spazio per farlo. Pensiamoci quando lo facciamo.

La seconda è “prudenza”. Che fa rima con rispetto. Essere prudenti, in questo periodo, è d’obbligo. Bisogna stare attenti a rispettare le regole, a non strafare, a mantenere un equilibrio. Mascherina sempre dietro anche se non la indossiamo correndo. Distanza, allenamenti in luoghi pochi isolati – per chi può, ovviamente. Bocca e naso coperti se si incrocia qualcuno. Godiamoci la libertà di poterlo fare agendo da esempio virtuoso per tutti.

E poi? E poi si vedrà. In questo periodo, onestamente, è difficile per me parlare di obiettivi o simili. Teniamo botta e speriamo di poter tornare a goderci la corsa in un clima meno teso e in uno scenario in cui ci sia meno sofferenza e più speranza.

Nel frattempo possiamo fare solo una cosa, che è appunto essere grati e prudenti.

Obiettivi senza obiettivi.

Bisogna essere obiettivi: in questo momento è difficile darsi obiettivi.

O meglio: è dura vedere un orizzonte per chi come me adora mettersi alla prova in qualche gara, in mezzo alla gente, anche solo per sentire quell’atmosfera che mi ha stregato nelle prime tapasciate. È anche vero però che la corsa ti insegna ad avere obiettivi in ogni uscita, ogni allenamento, ogni singola corsa.

È la parte più nobile di questo sport, ti porta a superare il limite sempre. O quasi. Pensiamo allora alla difficoltà che molti di noi hanno adesso a essere costanti e continui nell’allenamento. Alla difficoltà nel divertirsi, con la fatica nel ritrovare i nostri ritmi standard.

Ecco allora che l’obiettivo è da ricercare lì in mezzo. Non sappiamo quando torneremo a gareggiare anche solo per divertimento e per sentirci meno solo, per sentirci parte di qualcosa. Ma sappiamo che il momento per mettersi in forma e prepararsi per arrivarci pronti è adesso.

Allora il consiglio è quello innanzitutto di essere costanti e prudenti nell’allenamento, stringendo i denti quando non ci riconosciamo nel passo che teniamo. Abbiamo già imparato che l’allenamento porta per forza di cose a migliorare. È solo questione di tempo.

Io ad esempio sto integrando i km di corsa con km di camminata. Sto riesplorando i dintorni di casa, scrutando angoli che davo per scontati prima di trovarmi chiuso in casa senza possibilità di visitarli.

Fare poco ma sempre è molto meglio che strafare ogni tanto. Strafare può portare poi anche a sovraccarichi e infortuni, da evitare assolutamente perché potrebbero avere effetti devastanti sul nostro umore.

A parte i giochi di parole, quindi, possiamo dirci che il bello della corsa è che di volta in volta l’obiettivo è dentro di noi. Sta a noi scovarlo è andarlo a raggiungere, e quando sarà il momento di tornare a farci valere ci faremo trovare pronti.

Ripartire con prudenza

Ebbene, ci siamo. Dopo un paio di mesi di lockdown serrato a fronte dell’emergenza Covid si riparte, e anche chi come me si è astenuto finora a correre fuori casa è pronto a ripartire perché quella libertà manca come l’aria fresca.

Non nego una certa inquietudine: da una parte mi sembra di non correre da anni e ho ansia da prestazione; dall’altra il clima di sfiducia respirato negli ultimi mesi nei confronti della categoria runner mi rattrista e preoccupa in vista del ritorno in strada. Per questo, opterò sicuramente per allenamenti sul presto al mattino, e punterò a iniziare con 1-2 uscite settimanali – mantenendo l’home workout che ormai è entrato nella routine.

In Lombardia è previsto l’obbligo di coprire naso e bocca in esterno, anche per correre. Francamente non me la sento di indossare una mascherina (è dimostrato che potrebbe essere pericoloso, per altro). Opterò per lo scaldacollo leggero, ma soprattutto farò tutto il possibile per non avvicinare nessuno stando diversi metri (alcuni studi dimostrano che due potrebbero non bastare) distante da eventuali persone incrociate. La mia fortuna è quella di abitare a pochi metri dai campi, vicino all’aperta campagna. Sarà quella la mia direzione.

Per ricominciare dopo due mesi potrei anche pensare di inserire un po’ di camminata. Non è detto, ma in generale a chi come me riprende dopo tanto tempo – e dopo un problema (nel mio caso alla schiena) – raccomando prudenza.

È essenziale ripartire per gradi e valutare lo sforzo iniziale in base a quello che si è fatto nelle ultime settimane. Io ho lavorato abbastanza in fase aerobica, quasi zero su quella anaerobica: questo è il punto cruciale. Dovrò tornare progressivamente a correre tenendo anche conto che ho fatto gli ultimi km che era pieno inverno mentre ora ci troviamo in primavera inoltrata.

La distanza su cui mi cimenterò nel primo allenamento sono i 5km. Non voglio accettare di correrne meno, non voglio rischiare correndone di più.

Cercherò di prevedere una sessione corposa di stretching a fine corsa, e di osservare un po’ di riposo nei giorni successivi, capendo come il mio corpo risponderà. Da qui pianificherò gli allenamenti del mese. La cosa più importante sarà quella di godersi il momento: in ritorno alla “normalità” di cui tutti noi sentiamo un forte bisogno.

Torniamo a riprenderci un po’ di libertà.